Acque di Roma, tutte in una mappa

[Roma Capitale]

 

Roma, 22 ottobre – Roma città dell’acqua, Roma regina aquarum ha ora una mappa dettagliata delle sue falde acquifere e dei suoi corsi d’acqua. La nuova Carta Idrogeologica di Roma, frutto di un’inedita sinergia tra Roma Capitale e un ampio ventaglio di istituti accademici e scientifici, è stata presentata a settembre nella sala capitolina della Protomoteca, in collaborazione con l’Ordine dei Geologi del Lazio e con la partecipazione di oltre 350 tra esperti, funzionari pubblici e cittadini. Accompagnata dalla presentazione del Sindaco, è ora scaricabile in alta definizione, con ampie “note integrative” che descrivono puntualmente la falda acquifera romana in ogni porzione del territorio, dalla news nelle pagine dell’Ambiente.

La mappa è il frutto di un anno di lavoro che ha visto all’opera cinque enti universitari e di ricerca – Dipartimento di Scienze dell’università Roma Tre, Servizio Geologico d’Italia (ISPRA-SGI), Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria (CNR-IGAG), Centro di Ricerca Previsione Prevenzione e Controllo dei Rischi Geologici (CERI – Sapienza), Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) – con il coordinamento del Campidoglio (Dipartimento Tutela Ambientale, coadiuvato dal Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica). Il tutto, in base a un protocollo d’intesa a titolo gratuito: il risultato è stato raggiunto senza gravare economicamente su nessuno dei partner.

Con la Carta Idrogeologica la città ha sotto gli occhi le sue risorse idriche: un fondamentale repertorio di informazioni, che si vanno a incrociare con quelle fornite dalla neo-costituita “rete di monitoraggio delle acque sotterranee di Roma Capitale” (al momento oltre 100 pozzi pubblici, aumentabili nel tempo, che consentono di controllare e studiare le falde acquifere).

Molteplici le potenzialità che la nuova mappa dischiude, su più fronti: programmazione della tutela ambientale e delle risorse idriche, resilienza (capacità di adattamento di un ambiente ai cambiamenti), energie rinnovabili. Ecco alcune delle possibili applicazioni: controllo degli inquinanti nelle falde (prevenendone la propagazione ed elaborando provvedimenti più ponderati, in tempi rapidi); ausilio alla progettazione, specialmente per i lavori sotterranei; pianificazione di interventi e progetti per gestire le acque che si accumulano con le piogge (si può arrivare a controllare e favorire l’infiltrazione d’acqua per ricaricare le falde – managed aquifer recharge, MAR – ed evitare nel contempo allagamenti).

Tra le implicazioni più promettenti, l’impiego delle risorse geotermiche: la carta dà conto delle temperature medie delle acque di falda (un elemento decisamente innovativo) e i dati mostrano valori termici spesso elevati, tali da prefigurare un alto rendimento energetico. Una vera manna per il riscaldamento e il condizionamento di case e palazzi. Roma può così aspirare a divenire una delle capitali europee della geotermia, riscaldandosi con il calore della terra, risparmiando denaro e abbattendo le emissioni di CO2.

La Carta Idrogeologica viene distribuita in forma cartacea e ora, come detto, è in forma digitale qui nel nostro portale. Se n’è parlato anche in un meeting internazionale a settembre alla Sapienza, Aqua2015, con i ricercatori dell’International Association of Hydrogeologists, il gotha mondiale del settore. Tema, Hydrogeology: back to the future. In quel titolo inglese c’è tutta la parabola del legame tra l’uomo e l’acqua: millenni di rapporto indissolubile (e Roma ne è davvero un’icona universale); e oggi le grandi e complesse sfide che ci attendono nella gestione d’una risorsa fragile, essenziale alla vita ma non illimitata.