L’UOMO E IL FIUME mezzo di trasporto naturale di acque e di uomini
La vicinanza del fiume Tevere offriva un immediato sbocco commerciale per i prodotti agricoli. Le navi fluviali, dette “caudicarie”, riuscivano a vincere la corrente del fiume grazie a dei buoi o bufali che le trainavano avanzando sull’argine sinistro. Il viaggio fino a Roma durava alcuni giorni e per questo motivo era necessario avere villaggi lungo il percorso per garantire delle soste e per procedere al ricambio degli animali stanchi.
Attraverso il fiume venivano trasportati i prodotti agricoli di cui era ricca questa zona (olio, vino, fichi, grano) spesso provenienti dalle ville rustiche sorte lungo il suo corso, vere e proprie aziende agricole di supporto all’economia dell’Urbe. L’area di Dragona, Dragoncello, Monte Cugno presenta la più alta concentrazione di ville rustiche romane di tutto il territorio Ostiense. Gli scavi della Soprintendenza Archeologica di Ostia (dott. A. Pellegrino 1982-1985) hanno evidenziato un sistema unitario di ville produttive; ville imperiali suburbane, anche di grandi dimensioni (ville A, F, C), unitamente a fattorie repubblicane più modeste (E, G), dislocate lungo una vallata solcata da un corso d’acqua perenne proveniente dalla località “Monti di San Paolo”. L’impianto fu favorito, oltre che dalla presenza dell’acqua, dalla felice posizione fra due importanti vie di comunicazione quali la via Ostiense ed il Tevere. Proprio lungo il fiume le indagini hanno individuato alcuni resti (area H) interpretati come possibile approdo fluviale e riconnessi allo scalo dei Saxa Puilia.
Il sistema difensivo
Ostium, l’attuale Ostia Antica, prima di diventare un porto fluviale, era un accampamento fortificato a difesa della laguna, dalla quale si ricavava il prezioso sale. In Contrada Monte Cugno, che costituisce geomorfologicamente la Foce del Tevere in epoca preistorica sorgeva la città di Ficana, già occupato nella tarda età del bronzo. La fondazione in epoca arcaica della città, menzionata da Plinio il Vecchio, è da porre in relazione con la volontà di controllare gli approvvigionamenti di sale, e di dominare un territorio strategicamente decisivo per Roma .
. Gli scavi archeologici hanno confermato la tradizione storiografica romana che documenta la perdita d’autonomia politica della città ad opera di Anco Marzio (640-610 a.c.), in relazione con la fondazione di Ostia e l’espansione di Roma verso il mare e la foce del Tevere per il controllo delle saline. In questo periodo l’aggere arcaico perse la sua funzione di fortificazione.
Nel XV secolo a difesa della foce sorse il Castello di Giulio II e una serie di torri di avvistamento furono dislocate lungo il litorale (Torre Boacciana, Tor San Michele, Torre Niccolina, Torre Alessandrina e Torre Clementina) e nell’entroterra (Torre di Dragona e Torre di Dragoncello) con la funzione di segnalare fin dentro Roma la presenza di pericoli provenienti dal mare, come riportato in una carta del ‘500